Progetto: corso domande

PROGETTO

Destinatari:

Operatori che abbiano già sviluppato la capacità di stabilire un rapport o comunque di creare una relazione sicura basata sull’accoglienza (ad esempio il corso “Superare l’autosufficienza” (Giacomelli & Bacherini, 2006).

Cambiare la percezione della realtà

Diversamente da quello che può apparire ad una prima impressione, la tecnica della domanda non è riassumibile ad un semplice elenco di richieste. L’arte di fare domande, con lo scopo di essere utili ad un’altra persona si basa su presupposti concettuali che precedono la costruzione verbale della domanda. Lo scopo che verrà trattato è quello più elevato tra le funzioni delle domande: cambiare la percezione della realtà (Bandler & Grinder, 1983; Nardone & Salvini, 2004). Questo aspetto prevede un elevato livello di elasticità mentale e decentramento cognitivo, concepire che esista una singola realtà ma molteplici visioni, e entrambe non possono essere che “verità relative”, semplici punti di vista. Un punto di vista, a differenza di una realtà, è più fugace, è soggettivo, e può essere cambiato con facilità, da questa prospettiva il lavoro basato sulla “domanda” diventa più facilmente concepibile.

Generalità sulle domande:

La domanda è una tecnica direttiva, quindi indirizza il colloquio, ma più in generale il pensiero del cliente, in una direzione che è stabilita appunto dall’obiettivo delle domande. In modo ingenuo appare che la domanda abbia lo scopo di comunicare l’interesse dell’ascoltatore, oltre che naturalmente raccogliere dati. Le funzioni delle domande sono quindi legate a raccogliere i dati, comunicare la propria attenzione e indirizzare il pensiero. Queste funzioni sono sempre presenti, quando sono fatte con consapevolezza possono essere esaltate le funzioni che più interessano. Nel counseling, proprio per la sua natura tendenzialmente non direttiva e l’atteggiamento generale di accoglienza lo scopo maggiore è quello di facilitare l’esplorazione dei propri vissuti al cliente stesso. L’aspetto quindi più importante è che la domanda serve al cliente.
Domande di facilitazione che promuovono ed incoraggiano l’espressione libera, per poter mettere in discussione e confrontare punti di vista (Di Fabio, 1999, cap 6).

Indicazioni pratiche
• la relazione ha la precedenza sulle domande • voce chiara • brevi e semplici • linguaggio simile
• preparare il cliente
• utilizzare la riformulazione con “?”
• ricollegare al discorso del cliente
• segnalare gli “stacchi” comunicativi
• attendere la risposta
Il “setting domande” potrebbe essere definito e sottolineato da una frase del tipo:
…se sei d’accordo vorrei farti delle domande per cercare di capire insieme se esiste un modo diverso per migliorare questa situazione.
La frase non è ovviamente obbligatoria, ma l’importante è delimitare il con- testo, usare una frase al positivo, evitare le parole che possano innescare resistente come problema e bisogno.

Tipi di domande
Domande aperte. Sono domande generali i approfondimento e richiedono una risposta articolata, ad esempio come, che, che cosa, quale
Domande semiaperte. Sono domande maggiormente specifiche che richie- dono una specificazione, ad esempio chi, dove, perché. Come risaputo la do- manda perché viene spesso sconsigliata per la sua tendenza a trasformare la domanda in modo inquisitorio.
Domande chiuse. Obbligano la risposta si/no e quindi ad una focalizza- zione del problema. Chiusura o apertura non è legata al contenuto, così è sempre possibile trasformare una domanda chiusa in aperta e viceversa.
Domande interlocutorie. Possono essere considerate al tempo stesso aper- te e chiuse. La prima è una domanda chiusa (ad esempio può raccontarmi, posso chiedere…) la seconda parte è costituita da una domanda aperta (come, che, che cosa, quale).
Domande indirette o implicite. Cercano di lasciare la massima libertà alla persona cui sono rivolte, ad esempio mi chiedo… , mi domando… , deve essere… . Tende spesso a portare l’attenzione sugli aspetti affettivi.
Domande proiettive. Aiutano l’esplorazione di un punto di vista tramite la proposta di una situazione ipotetica: se… , cosa accadrebbe se….

Errori comuni. Sono rappresentati da domande che non sono utili al cliente e che spesso determina una “distrazione” dagli aspetti importanti del problema da punto di vista del cliente.
• Domande multiple • Domande retoriche • Domande allusive (induttive)
da il counseling cognitivo-relazionale (Rezzonico & Meier, 2010, parte 2, cap3)

Aree da esplorare. Richiesta, obiettivi, aspettative, cornice, priorità Obiettivi. Cosa vorrebbe raggiungere? Cosa le manca? Cosa vorrebbe sistemare?
Stabilire le priorità. Quale obiettivo si vuole affrontare nell’incontro? Co- sa vogliamo raggiungere? Quale è la priorità per oggi?
Collocare il disagio nel tempo e nello spazio. Da quanto tempo…? Cosa ha già fatto? Vantaggi e svantaggi.
Risorse e limiti. Chi è più vicino in questo momento. . . Quali sono i vantaggi relazionali. . . Cosa ha fatto in passato? Quali i limiti?

Obiettivi e compiti. Quanto detto suggerisce qualche idea? Valutiamo le conseguenze ipotetiche… Cosa possiamo fare prima del prossimo incontro / entro il … ?
Verifica dell’incontro. Abbiamo esplorato tutto? Ci sono domande? Pos- siamo fare qualche critica costruttiva?

Struttura intervento:

  • Studio preventivo degli aspetti formali della domanda (Di Fabio, 1999, pp. 143-167; Rezzonico e Meier, 2010, pp. 100-112)
  • Rilassamento sulla flessibilità di pensiero dal micro al macro (diversi livelli)
  • Perché fare domande… a cosa servono? variare la percezione della realtà (Milanese & Mordazzi, 2007; Nardone & Salvini, 2004)
  • Serve al paziente? la filosofia delle domande
  • La scacchiera (Nardone & Salvini, 2004) ridurre la fatica e semplificare
  • Quali sono le fasi per affrontare un problema? definire, analizzare, soluzioni-obiettivo
  • Come si definisce il problema?
  • contestualizzare (tempo, luogo, dimensione) – tentate soluzioni – difficoltà percepite
  • Come si analizza il problema? – risorse (amplificazione risultati positivi, consapevolezza ridondanze negative) – limiti (aspetti concreti)
  • Come si definiscono soluzioni e obiettivi?
  • Termini positivi – Misurabili (tempi e dimensione) – Svantaggi – Ecologia del cambiamento (vantaggi per gli altri ed il mondo)
  • Riassunto – prescrizione congiunta (riconoscere) • Tecniche:
  • 3 domande e 1 riformulazione riassunto (Milanese & Mordazzi, 2007; Nardone & Salvini, 2004)
  • Cosa intendi? (La domanda) – La flessibilità

Bibliografia

  • Bandler, R. & Grinder, J. (1983). La ristrutturazione. Roma: Astrolabio.
  • Di Fabio, A. (1999). Consueling. Firenze: Giunti Editore.
  • Giacomelli, G. & Bacherini, S. (2006). La relazione con il paziente. Roma: Carocci.
  • Milanese, R. & Mordazzi, P. (2007). Coaching strategico. Milano: Ponte alle grazie.
  • Nardone, G. & Salvini, A. (2004). Il dialogo strategico. Ponte alle Grazie.
  • Rezzonico, G & Meier, C. (2010). Il counseling cognitivo-relazionale. Franco Angeli.

INTERVENTI basati sul progetto:

Quelli che seguono sono interventi basati sul progetto puoi esplorare e visualizzare alcune declinazioni adattate