Breve introduzione alla resilienza

di Simone Bacherini.

Articolo pubblicato sul n. 64 della rivista online della SIPS – Societa Italiana per la Promozione della Salute (sito esterno).

La parola resilienza deriva dal termine re – salio che significa «rimbalzare» ma anche essere toccati da qualcosa di negativo. Il termine è stato inizialmente utilizzato in fisica per sottolineare la capacità di un materiale di resistere ad urti e sollecitazione ed attualmente la parola resilienza viene utilizzata da diverse discipline tra le quali fisica, ingegneria, economia, psicologia, sociologia.

A causa del modello patocentrico dominante che assume l’equazione rischio-disadattamento nelle scienze umane questo modello appare solo molto recentemente.

Studi longitudinali pionieristici compiuti negli anni 70 da psichiatri e psicologi (Germezy, 1974. Rutter, 1985) permisero negli anni 80 di consolidare il concetto di resilienza e ribaltare l’ottica determinista che reputava inevitabili gli effetti dei fattori di rischio.

Bonanno (2004) definisce la resilienza come mantenimento di una stabile omeostasi nel funzionamento fisico e psicologico difronte alle avversità, mentre Ferraris (2003) parla di “sistema immunitario della psiche”.

Kaplan distingue tra resilienza di esito, ossia funzionamento fisico e psichico non intaccato dalle difficoltà ; e di processo, ossia l’interazione tra i fattori di rischio e di protezione. entrambe le differenziazioni condividono comunque due elementi: i fattori di rischio e L’adattamento. In tutti i casi la resilienza è un elemento dinamico, in cui la persona gioca un ruolo attivo e non rigido una volta per tutte (Rutter, 1979).

In un ottica ecologica lo studio della resilienza si estende dalla persona alla famiglia sino alle comunità esposte ad eventi critici. Tobin nel 1999 elabora una cornice concettuale per analizzare lo studio della resilienza di comunità distinguendo tre modelli:

  • modello della diminuzione del rischio;
  • modello del recupero dell’impatto;
  • modello di modificazione dei fattori strutturali e cognitivi allo scopo di favorire la prevenzione dei rischi.

Un interessante riflessione è quella fatta dal team dell’Atlantic health promotion research unit (AHPRU, 1999) dove evidenzia che il concetto di resilienza di comunità differisce da quello di comunità in salute perché presuppone necessariamente la presenza di fattori di rischio.

Con gli studi di Tugade e Fredrikson (2004) che sottendono la psicologia positiva difronte all’evento critico si è ribaltata la prospettiva di studio della resilienza in psicologia che ha iniziato a lavorare sulla comprensione di ciò che rende la persone felici e capaci di “rendere la vita degna di essere vissuta” (Seligman e Cisikszentinihayly). In questo approccio il fulcro si sposta sulle caratteristiche che costituiscono una personalità positiva e non si lavora più in termini di fattori di rischio ed adattamento.

Bibliografia

  • AHPRU (1999). A Study of Resiliency in Communities. Ottawa: Health Canada.
  • Bonanno, G. A. (2004). Loss, trauma, and human resilience: Have we underestimated the human capacity to thrive after extremely aversive events? American Psychologist, 59(1), 20–28.
  • Ferraris, O. A. (2003). Resilienti: la forza è con loro, Psicologia contemporanea, 179, 18-25.
  • Garmezy, N. (1974) The study of competence in children at risk for severe psychopathology. International Yearbook, Vol. 3 (pp. 547). New York: Wiley.
  • Tobin, G. A. (1999). Sustainability and community resilience: the holy grail of hazards planning, Environmental Hazards, 1, 13-26.
  • Rutter, M. (1979). Protective factors in children’s responses to stressand disadvantage. In: M. Kent, & J. Rolf (Eds), Primary Prevention in Psychopathology. Vol 3: Social Competence in Children (pp. 49 –74). Hanover: University Press of New England.
  • Rutter, M. (1985). Resilience in the face of adversity. Protective factors and resistance to psychiatric disorder. Br. J. Psychiatry 147, 598–611.
  • Rutter, M. (1987). Psychosocial resilience and protective mechanisms. Am. J. Orthopsychiatry, 57, 316–331.
  • Seligman, M. E. P., & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive psychology: An introduction. American Psychologist, 55, 5-14.
  • Tugade, M. M., & Fredrickson, B. L. (2004). Resilient individuals use positive emotions to bounce back from negative emotional experiences. Journal of personality and social psychology, 86(2), 320.
  • Tugade, M. M., Fredrickson, B. L., & Feldman B. L. (2004). Psychological resilience and positive emotional granularity: Examining the benefits of positive 196 emotions on coping and health. Journal of personality, 72 (6), 1161-1190.
  • Kaplan, H. B. (1999). Toward an understanding of resilience: a critical review of definitions and models. In M. D. Glantz, & J. L. Johnson, (Eds).. Resilience and Development: Positive Life Adaptations (pp. 17-83). New York: Kluwer Acad./Plenum